«SE QUESTA FOSSE UNA STORIA INVENTATA…»: UN’ANALISI DELLE ALLUSIONI ALLA “VEROSIMIGLIANZA” NEL TESTO DEI PROMESSI SPOSI

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  • 「この物語が作り話だったなら」
  • この物語が作り話だったなら : I PROMESSI SPOSIにおける「現実性」の強調について
  • コノ モノガタリ ガ ツクリバナシ ダッタ ナラ : I PROMESSI SPOSI ニ オケル 「 ゲンジツセイ 」 ノ キョウチョウ ニ ツイテ
  • ─I PROMESSI SPOSIにおける「現実性」の強調について

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Abstract

<p>Benché l’ispirazione per I promessi sposi sia nata nel Manzoni in seguito alla lettura di Ivanhoe di Walter Scott, è noto che egli non apprezzava gli elementi “romanzeschi” né nei romanzi di quest’ultimo e né in quelli di altri scrittori contemporanei. Manzoni cercò quindi di evitare tali elementi nella stesura del proprio romanzo e di questo è prova il fatto che sia le vicende descritte che il mondo in cui i promessi sposi vivono sono rappresentati in modo più realistico di quanto non avvenga nelle opere dell’autore inglese.</p><p>Per Manzoni, tuttavia, l’apparenza della realtà non è sufficiente: egli intende infatti sottolineare detta “realisticità” anche agli occhi del lettore e tale intento emerge assai chiaramente nella “prima minuta” del romanzo, Fermo e Lucia, in cui per ben tre volte (II, IX, 108-9; III, VIII, 82-3; IV, VI, 1-3) sono enunciati commenti metanarrativo-letterari che seguono uno schema riassumibile nel modo seguente: “Se questa fosse una storia inventata, le cose andrebbero così e così (vale a dire, secondo lo svolgimento ideale che rispecchia aspettative del mondo della letteratura). Ma poiché noi raccontiamo una storia nel modo in cui è realmente avvenuta, le cose vanno in un altro modo (quello, cioè, più conforme all’andamento reale delle vicende)”. Il narratore si sente legittimato a parlare in questi termini, perché, all’interno della finzione romanzesca, sostiene di procedere senza inventare niente, limitandosi a «prendere la serie de’ fatti» dal manoscritto da lui ritrovato e a «rifarne la dicitura». Tuttavia, è cosa nota che si tratta di una storia inventata, e quindi, in pratica (vale a dire, al di fuori della “finzione del non fittizio”), questi commenti tendono a suggerire che la storia, concepita contro lo spirito romanzesco, sia realistica.</p><p>Dei tre interventi metanarrativi sopra indicati, però, non c’è traccia nella versione stampata, in cui la figura del narratore non si mantiene inalterata, perciò, come osserva giustamente Brogi (2005: 63), «è difficile immaginare che il narratore de I promessi sposi pronunci una tirata simile». A ben vedere, però, anche il testo dei Promessi sposi offre passi attraverso cui l’autore sottolinea la verosimiglianza della storia narrata, e in questo articolo ci si propone di evidenziare, attraverso alcuni esempi, tale caratteristica della narrazione manzoniana.</p><p>Prendendo in considerazione, in primo luogo, un altro lungo intervento del narratore nel Fermo e Lucia, che illustra l’atteggiamento di fra Cristoforo di fronte a don Rodrigo nella sala da pranzo (I, V, 40-4), si dimostra come esso, benché privo della matrice strutturale degli altri tre, svolga la stessa funzione, e come anche nel luogo corrispondente dei Promessi sposi (V, 28-9) sia possibile individuarne una versione, seppur ridotta e sommaria.</p><p>L’analisi contenuta in questo lavoro procede conducendo un’indagine su alcuni interventi che il narratore dei Promessi sposi inserisce a proposito di comportamenti non esenti da difetti di alcuni personaggi “positivi”. Per esempio, il commento al pensiero un po’ egoista di Bortolo, il cugino presso il quale il protagonista si rifugia quando è ricercato a Milano (XXXIII, 26); o all’ubriachezza di Renzo «primo uomo della nostra storia» all’osteria della luna piena (XIV, 51); o ancora alla sfacciataggine di Agnese, madre della promessa sposa, nel colloquio con il cardinale (XXIV, 72), a cui aggiungeremo il pensiero egocentrico di Renzo guarito dalla peste (XXXIII, 34). Il narratore, che nella finizione romanzesca sostiene di non far altro che organizzare la materia data e quindi di non inventare mai cose che piacciano a lui o ai lettori, è colto a commentare azioni e pensieri poco esemplari dei personaggi,</p><p>(View PDF for the rest of the abstract.)</p>

Journal

  • Studi Italici

    Studi Italici 67 (0), 49-72, 2017

    Associazione di Studi Italiani in Giappone

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